Finlandia, che governo, e quando?

Travolta dal successo mediatico del Cha-cha-cha dell’Eurovision, che ha fatto parlare di Finlandia nel mondo per settimane, quasi tutti, anche i cittadini del Paese nordico, per un po’ si sono scordati che si è in attesa di un nuovo governo, dopo la caduta di quello di Sanna Marin.

Nelle stanze stuccatissime della Säätytalo, la Casa degli Stati su Snellmankatu, i colloqui per la formazione di un nuovo governo sono andati avanti a rilento, senza portare per ora da nessuna parte.

Una serie di politici, funzionari, dipendenti pubblici ed esperti hanno lavorato assiduamente tentando di mettere in piedi una coalizione di centro-destra  con i quattro partiti coinvolti: i due vincitori delle elezioni per la destra (Kokoomus e Perussuomalaiset) e i due partiti di centro, Partito Popolare Svdese e Partito Cristiano-democratico. Le discussioni sono state accese, e la rottura dellle trattative più volte minacciata.

Qual è il nodo del contendere? Il Partito di destra dei Perussuomalaiset  al momento sembra avere le redini in mano. E ha chiesto di concentrare la discussione su due temi considerati dirimenti: l’immigrazione e l’ambiente. Se il Partito vincente alle ultime elezioni del Kokoomus e il piccolo Partito Popolare Svedese cederanno, il governo si può fare. Sul resto  del programma (e non si tratta di questioni di poco conto) per i prossimi quattro anni di governo, evidentemente, sarà più facile negoziare.

E tuttavia al momento questi due nodi sembrano assai difficili da sciogliere.

Un posto centrale nella discussione se l’è guadagnato per questa fase il Partito Popolare Svedese che sta giocando a fare l’ago della bilancia. Il Partito di Anna-Maja Henriksson si è spostato più a sinistra negli ultimi quattro anni nel governo di Sanna Marin, soprattutto in materia di immigrazione, aiuti internazionali, lotta al cambiamento climatico e mantenimento della Finlandia nell’ordine delle regole internazionali.

Anna-Maja Henriksson (Partito Popolare Svedese)

Un altro punto dolente è la questione dello status dei finlandesi di lingua svedese. Diversi Perussuomalaiset sono contrari alle lezioni obbligatorie di svedese nella scuola di base, e alcuni pensano che i finlandesi di lingua svedese (circa il 5% della popolazione)  siano un’élite che tradizionalmente gode di troppi privilegi.  

A loro volta i Finnosvedesi hanno accettato di partecipare alle trattative proprio per evitare di perdere “privilegi”, o meglio tutele per la difesa della loro tradizione culturale e del loro ruolo nella società. Lo hanno fatto anche sperando, come pure parte del Kokoomus, che alla fine i Perussuomalaiset avrebbero ammorbidito le loro pretese: ma finora non è successo.

Sul tavolo della Säätytalo i Perussuomalaiset di Riikka Purra hanno presentato una serie di richieste per limitare l’immigrazione, tra cui l’aumento del reddito minimo mensile per l’immigrazione per motivi di lavoro da paesi extracomunitari. Posizione che sembra ispirata dal governo di destra svedese, che la scorsa settimana ha deciso di raddoppiare i requisiti di reddito per i lavoratori stranieri. Su questo punto tutti gli altri tre partiti candidati a reggere il Paese hanno una visione più aperta e considerano l’ingresso di lavoratori stranieri nel Paese come un mezzo per affrontare la carenza di manodopera e il basso tasso di fertilità.

Dal punto di vista della politica ambientale, poi, hanno anche chiesto una politica per il clima più tollerante. E su questo i due partitini di centro sembrano avere qualche difficoltà.

Ma i tempi sono stretti. I finlandesi vorrebbero avere un governo prima delle vacanze di mezza estate (qui fine giugno). Ve lo immaginate un politico finlandese che sacrifica un fine settimana al suo santo mökki estivo?. 

Sempre alla fine di giugno poi c’è anche la riunione del Consiglio europeo. Il Kokoomus vorrà disporre di una squadra di governo, con ministri e gruppi di esperti, come segnale a Bruxelles e al resto dell’Unione Europea che la Finlandia è pronta a lavorare senza intoppi.

Foto Petteri Bülow / Yle

A questo punto si impone una presa di posizione decisa da parte del leader del Kokoomus Petteri Orpo. Se le parti sono ancora così distanti su questioni importanti e non si riesce ad andare avanti, potrebbe essere il momento di mettere fine a questo ciclo di negoziati e di riunirsi nuovamente con un piano B. È proprio riflettendo su questo che vari commentatori di sinistra si stanno già chiedendo se una coalizione rosso-blu costruita attorno al Partito di Coalizione Nazionale e ai Socialdemocratici sia ancora possibile.

(Per le foto utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.