Sempre in tema di ventennio della “Rondine”, riproponiamo un pezzo scritto nel 2003 che aveva l’ambizione di raccontare la meraviglia di una vacanza estiva, verso un lago e un mökki di famiglia, accompagnati da oggetti e aspettative molto diversi da quelli cui eravamo abituati durante le vacanze in Italia. C’è ancora un senso di ingenua meraviglia per abitudini che allora, prima della Grande Migrazione italiana di questi ultimi vent’anni, ci erano del tutto sconosciute. Non capivamo, allora, che era un rito esclusivo, il privilegio di entrare in un mondo privato, quasi segreto. La vera vacanza finlandese non è per tutti.
Helsinki, un venerdì pomeriggio di inizio estate. Colonne di automobili stracariche di pacchi e di umani partono dalle città del sud e puntano verso nord. Sembrano turisti come in qualsiasi altro paese, e invece no. Prima di tutto, sono finlandesi; secondo, non vanno al mare o al lago, o meglio: vanno nelle vicinanze di uno specchio d’acqua, ma in realtà il vero obiettivo è un mökki (vedi in fondo la voce nel GLOSSARIO), di proprietà o, più spesso, in affitto. L’italiano, per questa rustica abitazione di tronchi d’albero che ha visto solo nel film western, non ha nemmeno un nome: utilizza due prestiti, “cottage” e “dacia”; ma quest’ultima forma, coi finlandesi, è meglio evitarla.
Zoomiamo dentro la Toyota famigliare che racchiude, condensata, la vacanza. Al volante uno Jukka, o un Pekka, o uno Jukka-Pekka, con lippis (berrettino con visiera) d’ordinanza, camicione a quadretti e gilè estivo da elettricista con ottantadue taschini, da cui spuntano il telefonino e un cacciavite. Non si sa mai. Braghe a mezza gamba, con taschini laterali strapieni, e, in fondo, sandalo traspirante con calzino bianco. Accanto l'(ora) inseparabile Ulla-Maija, che ha la testa e il collo avvolti in un fazzolettone (prevenzione contro le zanzare, vedi voce) e che, una volta divisi equamente con i congiunti i pacchetti di gommosette e liquirizie colorate, rumina con metodo e sgrana religiosamente il suo “Helsingin Sanomat”. I ragazzi, dietro, sprofondati sotto i loro lippis, masticano e armeggiano coi telefonini. Velocità da crociera e da segnaletica, c’è poco da scherzare: l’astutissimo poliisi è sempre in agguato, soprattutto in questi giorni, mimetizzato dietro una betulla.
Facciamo un salto nel retro della macchina, e verifichiamo le salmerie. Non mancano canne da pesca, retino e armamentari vari per la pesca, ma è la zona alimentari la più eccitante. Il finlandese è parsimonioso, e acquista nel supermercato di città quello che il negozio più vicino al mökki (30 km) gli propinerà al triplo del suo prezzo.
E dunque troviamo pacchi di caffè, sacchi di patate, scatolette d’aringhe marinate, bustoni di makkara (vedi voce), vari cartoni di birra nazionale, e l’essenziale per la prima colazione: dieci pezzi di pane di segale, due chili di pani di burro e margarina (l’Ulla-Maija c’ha il colesterolo alto), buste di tomaatti (vedi voce), vari esemplari di cetrioloni, due mattoni di formaggio Edam, nonché un sacco da 5 chili di fiocchi d’avena, che serviranno a preparare il puuro di ogni santa mattina (altra parola per cu ricorriamo a un prestito, “porridge”, perché l’ultimo da noi a mangiare una “pappa” è stato Gian Burrasca). Il finlandese dispone di tanti tipi di cereali per farsi il puuro, ma quando va al mökki si porta dietro solo l’avena, con disgusto dei bambini, ancora non sufficientemente jukkapekkizzati, e cui verrà spiegato che “insomma ragazzi, avete il lago, la barchetta, la sauna, l’altalena, il pesce fresco, non vorrete mica tutto?”, che è poi la maniera luterana di preparare i piccoli all’accettazione del sistema fiscale (capito perché le merendine ci fanno diversi?).
Frughiamo tra buste e scatolette e troviamo un sacchetto con cerotti e disinfettanti, una pinzetta per estrarre dalla pelle certe zecche riottose e sanguinarie, e un paio di flaconi di liquido repellente per le zanzare, di marca “OFF!”. Dietro i pacchi quattro paia di stivaloni Nokia (stessa marca dei telefonini, e delle gomme della macchina, memento delle origini), buoni per andare in barca ma anche per girare nel fitto del bosco alla ricerca di bacche e funghi.
A mano a mano che ci si avvicina all’obiettivo, posto a qualche centinaio di chilometri da casa, dopo infinite sequenze bosco-bosco-bosco/lago-lago-lago con improvvise vertiginose variazioni bosco-lago/lago-bosco che svegliano di soprassalto lo Jukka-Pekka al volante, quel filo di sole che, come una speranza, aveva accolto la famiglia sulla tangenziale III, si va sempre più attenuando, sostituito da un fitto velo di nubi che, con gli alberi a far da paletti comporrà quella tenda grigia che avvolgerà la nostra famiglia per tutto il periodo delle ferie al mökki.
Jukka-Pekka e Ulla-Maija lo sanno: sanno sin dalla più tenera infanzia quanto sia dispettoso il dio di Lutero, e per questo, in fondo al sacco dei vestiti, hanno messo i pigiami pesanti, che verranno buoni anche di giorno, sotto le tute colorate, se necessario. Ma se immaginate che dio scoraggerà un Vero Finlandese dal godersi la sua vacanza, vuol dire che non avete capito nulla della sua anima, ed è meglio che restiate ai bagni “Mario” di Cattolica.
Lo Jukka-Pekka, appena giunto al mökki, è preso da furore agonistico: non durerà a lungo, il tempo di indossare stivali e tuta, spalancare porte e finestre, sciorinare le stuoie che rivestono i pavimenti liberandole in parte dalla polvere e dalle muffe invernali, spostare i materassi sotto la veranda ad arieggiare, quindi accendere la sauna, mettere a bollire l’acqua per il caffè, e, atto finale, stappare col suo puukko (vedi voce) la prima bottiglia di birra. A questo punto, esausto, si lascia cadere su una sdraio all’angolo della veranda, e tracanna un lungo sorso fissando, oltre il filare di betulle, oltre la cortina della pioggia, un punto grigio lontano dove lago grigio e cielo bigio dovrebbero incontrarsi; quindi stacca la bottiglia dalla bocca, emette un lungo sospiro, e fa un sonoro verso gutturale. Che significa: “Chi meglio di me?”
I ragazzini sono già sul pontile, nudi, si schizzano con l’acqua gelida del lago, oppure giocano a freccette. In cucina si sente Ulla-Maija sfaccendare con tazze e cucchiaini, mentre il caffè gorgoglia nella cuccuma ereditata dalla nonna, e al contempo risponde al telefonino alla sorella che la chiama dalla città per sapere come va. “Com’è il tempo? Guarda, appena qualche nuvola, ma sta schiarendo. Stasera farà bello, e “rosso di sera…”, vedrai che domani… La sauna è accesa… Che mangiamo? Sai, siamo appena arrivati, col disordine che c’è… penso che ci faremo due makkara, con una bella birra… zanzare? Guarda, nemmeno una! Si, un paradiso. I vicini? Non s’è visto né sentito nulla. E voi, quando pensate di fare un salto? Un giorno solo? Ma no, restate anche due giorni, ai ragazzi fa piacere… Beh, adesso devo andare, la sauna è pronta, e sai quanto Jukka-Pekka odia aspettare. Hei allora, hei hei.”
Ulla-Maija versa il caffe fumante in un tazzone, lo porta al marito che grugnisce qualcosa, poi riempie un secchio d’acqua nel lago, ci mette a bagno la vihta, il fascio di rametti di betulla che userà in sauna per battersi gambe e braccia, quindi si sveste e si infila nella sauna di legno vicino alla riva, sbattendo sonoramente la porta. Appena dentro aggiunge due tronchetti di betulla nel fornello, assestando la fiamma, getta due mestolate d’acqua sulle pietre roventi e infine si getta stremata sulla panca, godendosi la frustata di vapore caldo e buono che l’avvolge.
Resta con gli occhi fissi a quella finestrella in alto che dà su un pezzetto di cielo livido e dice tra sé: “Dio, grazie!” Di cosa, non vi basterà una vita per capirlo.
GLOSSARIO ESSENZIALE
Tutto ciò che serve per una Vera Vacanza Finlandese, con qualche istruzione per l’uso e qualche (vano) rimedio
Birra: Bevanda mediamente alcolica (quella marcata III) o abbastanza alcolica (la “IV.A”, sigla misteriosa che però in finlandese significa “buonissima”), è l’unico detergente stomatologico post- makkara. La birra I, sul mercato ancora qualche anno fa, avevano cominciato a darla ai neonati, e per questo le autorità sanitarie l’avevano tolta dal commercio. Della II non s’è mai saputo nulla: deve aver fatto la fine della fantomatica Tangenziale II della quale si hanno solo sparsi frammenti. Combinata con il “viina” (distillato di oltre 40 gradi), in serie alternata, soprattutto nelle ore serali produce la mutazione dello Jukka-Pekka nel Matti. Da cui il detto: “Ti fa ammattire”.
Rimedio: introdurre il monopolio della Peroni.
Cetriolo: in realtà un cetriolone lungo due palmi, di forma leggermente arcuata, infilato diosaccome in un preservativo trasparente, che viene progressivamente svolto a mano a mano (mmmh) che lo si consuma, tagliandolo a dischetti deposti poi sulla suoletta di pane, sopra lo strato di burro e sotto quello di pomodoro. I bambini finlandesi credono che nasca così sulle piante, perché non l’hanno mai visto nudo. Non sa di nulla, ma ha la stessa forma del makkara (vedi voce), da cui il sospetto che sia un rituale luterano di espiazione.
Rimedio: cambiare religione, e ingozzarsi cattolicamente di salsiccia.
Edam: Un blocco, sui 2 kg, di materia lipidica avvolta in plastica trasparente (stessa pianta del cetriolo) che i genitori definiscono formaggio ma che i bambini (ah, gli innocentil) chiamano semplicemente “grasso”: Äiti, pane rasvaa! “mamma, spalma il grasso!”. La forma a mattone è un adattamento all’uso: comoda per tagliarlo a fettine sottili, usando una spatola usata anche per i cetrioli, e deposto sul pane imburrato.
Rimedio: scambiarlo per un mattone vero e, usando il burro come malta, alzare un muretto ornamentale.
Makkara: wurstel di forma arcuata, duro al contatto, facile da infilzare su uno stecco e bruciacchiare sul fuoco. Non manca mai nello zainetto del piccolo esploratore e del suo papà. Nelle scuole viene offerto ai bambini nei giorni di festa, negli ospedali servito ai malati e agli anziani come ricostituente. E a tal punto un simbolo nazionale che gli hanno eretto un monumento: la “Makkaratalo”, di fronte alla stazione centrale. La domenica le mamme finlandesi ci portano davanti i bambini e, come le mamme bolognesi davanti al Nettuno del Giambologna, gli fanno: “Vedi? Se mangi il makkara (i tortellini) della mamma, da grande diventi grosso così”.
Rimedio: non esiste, ma è allo studio un vaccino.
Mökki (e suo puucee): rustica baita di pianura, fatta di tronchi d’albero, con porta che chiude a spinta, avente per maniglia un ramo d’albero a gomito, arredato con mobiletti della nonna anni ‘50, una pelle d’alce su una parete, due letti a castello e, soprattutto, un sano puzzo di muffa che fa tanto intimo. Il bagno non c’è, o meglio non dentro: c’è normalmente il puucee (pronuncia “’pu:se:”, cesso di legno), un gabbiotto esterno, coetaneo del mökki, dotato all’interno di un asse e un buco a gravità naturale, posto fuori a circa 50 metri in posizione più elevata, cui si arriva per un sentierino in mezzo a cespugli e piantine di mirtillo che sono l’habitat naturale delle zanzare. Il percorso notturno, che si fa di corsa e in apnea, per arrivare al gabbio, sedersi, e poi rientrare, è una variante locale delle forche caudine, e la posizione sull’asse, sventagliando le mani alla cieca per difendersi dagli attacchi di zanzare e tafani, è detta “Ecce homo”.
Rimedio: interiorizzare.
Naapuri: elemento fondamentale della vacanza, come il mökki e il makkara. Significa “vicino”, ma va tenuto “lontano” il più possibile. Negli annunci per affittare i mökki, solo in Finlandia, accanto ai dati sulla topografia del luogo, la superficie della costruzione, i servizi e la distanza dalla riva, si legge regolarmente, perché incide nettamente sul prezzo: “Naapuri: 100 metri”; oppure “Naapuri: 51 metri, ma non si vede”; oppure “Naapuri: 50 metri, ma c’è di rado”. Se Sartre fosse stato finlandese, avrebbe scritto “I naapurit, l’inferno”.
Rimedio: affittare un mökki su un’isoletta, e sparare a vista.
Pane di segale (ruislimppu): Pane scuro, a forma di pagnotta, ma esiste anche la versione a disco schiacciato con un buco in mezzo (detto “pane col buco”). Dopo un giorno diventa duro come una suola di scarpa invernale, ma i locali vi diranno che è “buonissimo”. In realtà vedrete che la suoletta non viene mangiata da sola, e nemmeno tocciata (è impermeabile), ma spalmata di uno strato di un centimetro di burro o margarina, il che ne giustifica la natura di “supporto”.
Rimedio: dichiararsi allergici ai cereali, e abboffarsi di patate.
Puukko: coltellaccio affilato, celebri quelli della ditta Marttiini, che ogni buon maschio finlandese porta in campagna appeso alla cintola. Buono per nessun uso pratico, sempre troppo grande o troppo piccolo, è tenuto in serbo per l’incontro col Grande Orso e, di solito, viene fatto luccicare al sole in direzione del naapuri (vedi voce), soprattutto quello sotto i 100 metri. Il vero finlandese non se ne separa mai, e da ciò, la notte, dopo il rientro dal puucee, i numerosi casi di ferite da arma da taglio.
Rimedio: No Marttiini, no tagli.
Puuro di avena: pappa di gusto amarognolo, che potreste immaginare come pasto di un bagno penale, e che va ingurgitato a colazione perché “è sano”. Diamine, non vorrete mica godere sin dalla mattina!
Rimedio: Dichiaratevi allergici ai cereali.
Tomaatti: ortofrutticolo di colore rosso vivo, di cui esiste un unico tipo, formato pallina da tennis, identico a quelli olandesi da cui trae sua semenza, ed è tirato su con identiche tecnologie. È un frutto “da tasto”, nel senso che i finlandesi li palpeggiano uno ad uno, con voluttà, prima di riporli nella cesta del supermercato, perché l’unico tratto (binario) che li distingue è + duro/ -duro. Ma (d’inverno) quello kotimainen (“nostrano”) raggiunge un prezzo triplo del gemello olandese, con sgomento dei nostri connazionali, che finalmente capiscono cosa vuol dire “pomo d’oro”, ma restano ignari del patto di sangue (di pummarola) che lega tra loro i finlandesi e il loro PIL.
Rimedio: introdurre il pomo d’argento e quello di bronzo.
Zanzare: insetti perversi le cui femmine si nutrono di sangue caldo, e che si accaniscono soprattutto con gli stranieri (come gli ubriachi in città). Mentre voi vi cospargete di OFF puzzolente, e piagnucolate dandovi delle pacche, i locali vi guarderanno con compatimento e, se mai disturbati dalla bestiola, scuoteranno la testa, come per allontanare un’idea sgradevole.
Rimedio: andare al cinema: non esiste un solo film finlandese, di quelli girati d’estate, tra le canne lacustri, sui pontili, in cui si veda o oda mai una stramaledetta zanzara in azione.
Sole: s.v.
(La foto del titolo è di Franco Figari)