Mika Waltari: “La verità su Estonia, Lettonia e Lituania”

I nostri "Insoliti Ignoti", testi ancora inediti in lingua italiana

Anche se un po’ datati, molti testi, non soltanto letterari, offrono spunti di riflessione non soltanto sui contesti storici, culturali e filosofici che hanno plasmato la società umana, ma spesso ci aiutano a comprendere più profondamente gli eventi attuali, poiché molte questioni contemporanee hanno spesso radici in precedenti storici e ideologici. Questo è, ad esempio, il caso del pamphlet di Mika Waltari Totuus Virosta, Latviasta ja Liettuasta (La verità su Estonia, Lettonia e Lituania, 1941), presentato in passato anche in un articolo di Viola Parente-Čapková sulla Rondine. Ne riportiamo una sezione:

“Nel dicembre del 1939, ebbe inizio la Guerra d’inverno, vale a dire l’attacco alla Finlandia da parte dell’Unione Sovietica, che comportò anche l’interruzione degli sforzi di cooperazione tra i diversi partiti politici, evidenti nella vita politica finlandese di fine anni ’30. Pur scrivendo, secondo le parole degli storici, con la loro “coraggiosa resistenza una delle pagine più incredibili della storia militare mondiale”, l’opposizione alla superpotenza sovietica non durò a lungo e nel marzo del 1940, a seguito del trattato di pace di Mosca, la Finlandia fu obbligata ad enormi concessioni territoriali. Durante la Guerra d’Inverno, Waltari si dedicò esclusivamente ad “incoraggiare la nazione” con la sua attività giornalistica e di propaganda patriottica, ed anche il romanzo breve, scritto in quel periodo, Antero ei enää palaa (Antero non tornerà più) ha una maggiore importanza in questi termini piuttosto che per il suo ulteriore sviluppo artistico. Terminata la guerra d’inverno, però, l’atmosfera cambiò radicalmente: la Finlandia non riuscì a rimanere neutrale come la Svezia e, nel tentativo di riconquistare il territorio perduto (ed espandersi verso est), entrò in guerra con l’Unione Sovietica, combattendo a fianco della Germania. Lo spirito entusiasta, combattivo e patriottico svanì e così gli anni della cosiddetta guerra di continuazione furono segnati principalmente da stanchezza e incertezza.

Nonostante la riluttanza ad immischiarsi in politica, Waltari si profilò politicamente nel 1940 (che in Finlandia corrisponde al periodo tra la Guerra d’inverno e quella di continuazione), all’epoca dell’annessione sovietica delle repubbliche baltiche, dopo l’aggressione sovietica alla Finlandia l’ennesima lezione per gli ammiratori idealistici dell’Unione Sovietica. Waltari, insoddisfatto del cauto silenzio dei media finlandesi (che, in effetti, durò fino agli anni ’80), scrisse un’opera oggigiorno classificabile come un pamphlet saggistico. Totuus Virosta, Latviasta ja Liettuasta (La verità su Estonia, Lettonia e Lituania) analizza la natura perversa del bolscevismo sovietico, e con essa l’autore si inserì tra gli scrittori che sposarono l’idea di G. Orwell, secondo il quale in tempi come i nostri, lo scrittore non può evitare determinate tematiche, in particolare il tema significativo sui pericoli del totalitarismo (sebbene Orwell abbia formulato questa idea solo nel 1947).

Nella sua opera successiva, intitolata Neuvostovakoilun varjossa: Helsingin neuvostolähetystö kiihoitus- ja vakoilutoiminnan keskuksena (1942, All’ombra dello spionaggio sovietico: L’ambasciata sovietica di Helsinki come centro di agitazione e spionaggio), Waltari ne descrive, appunto, le attività spionistiche.

Entrambe le opere, pubblicate sotto lo pseudonimo di “Nauticus”, furono elogiate dagli storici come preziose fonti di informazione. Quella sui paesi baltici, fu apprezzata anche dall’esperto di storia estone Seppo Zetterberg. Riguardo All’ombra dello spionaggio sovietico, la mancanza di precisi riferimenti accademici e il tono propagandistico non permisero all’opera di essere considerata come una vera e propria ricerca storica, anche se è tuttora giudicata una preziosa testimonianza sullo spionaggio sovietico nella Finlandia di inizi anni ’40 (M. Kylmälä, Kuinka piilottaa Suomen suurin rakennustyömaa? Salpa-aseman salassapidon suhteen tehdyt ratkaisut välirauhan aikana. Università di Tampere, 2013, particolarmente pp. 64, 66).

Waltari, ovviamente, dovette subire le conseguenze di questa sua presa di posizione, anche se non furono particolarmente terribili. Il fatto che la sua seconda opera saggistica fosse stata pubblicata durante la guerra di continuazione (e non poteva essere altrimenti, in quanto nell’era della “neutralità attiva” non avrebbe di certo trovato un editore disponibile) gli valse nei circoli di sinistra l’epiteto di fascista, nonostante la sua ripugnanza al fascismo fosse più che evidente. Anche se Waltari non promosse mai pubblicamente queste sue opere saggistiche (che dopo il conflitto furono eliminate da molte biblioteche oppure tenute in dipartimenti speciali, e consultabili solo con uno speciale permesso), esse non passarono inosservate, ragion per cui, per molto tempo, le sue opere non furono tradotte in russo nella ex Unione Sovietica, a maggior ragione anche nel caso dei romanzi storici. Oggigiorno, i critici finlandesi avanzano anche l’ipotesi che l’etichetta di autore di testi “di intrattenimento” fosse un tentativo per screditarlo, in quanto ideologicamente inadatto. È difficile stabilire se Waltari abbia abbandonato la saggistica per precauzione o in quanto eccessivamente estranea al suo spirito poetico; ad ogni modo, le sue opinioni e credenze non cambiarono, ma furono espresse quasi esclusivamente in narrativa.”

“Fratelli della foresta” lituani

La verità su Estonia, Lettonia e Lituania

Förlaget Balticum, 1941

Prefazione per i miei compatrioti, i lettori finlandesi

Dall’estate del 1940, un silenzio sepolcrale avvolge i tre Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, nella nostra coscienza collettiva. Agli occhi del resto del mondo, da cui sono completamente isolati, sono scomparsi celandosi in un’oscurità impenetrabile. Sappiamo che sopravvivono, ma non conosciamo la realtà della vita quotidiana delle persone dopo la loro annessione all’Unione Sovietica. Percezioni contraddittorie e bizzarre sono accentuate da voci talvolta esagerate, in un senso o nell’altro.

Da un lato, le uniche fonti di informazione per il grande pubblico sono i resoconti propagandistici di come le tre nazioni si stiano gradualmente fondendo in una sola sotto i raggi luminosi del Padre delle Nazioni, Stalin, come viene riportato di tanto in tanto dalla radio e dalla stampa sovietica. Dall’altro, reportage occasionali sulla stampa svedese, ad esempio, parlano di terrore, oppressione e povertà, sebbene a volte possano apparire iperbolici al lettore critico. La stampa finlandese non riporta notizie dai Paesi baltici se non quelle pubblicate dall’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica.

L’Estonia indipendente, a noi vicina sia geograficamente sia storicamente, era riuscita a stringere stretti legami con la nazione finlandese. Numerose amicizie personali, vivaci contatti in molti settori della vita economica e intellettuale, nonché viaggi, sia privati che organizzati da associazioni e società, ci hanno permesso di conoscerci. Tutti questi rapporti sono stati forzatamente interrotti a seguito dell’annessione della Repubblica estone all’Unione Sovietica. È ancora possibile inviare lettere da e per l’Estonia, che idealmente impiegano solo 3 o 4 giorni per essere recapitate, ma il loro contenuto non dice nulla, non risponde a nessuna delle domande che sorgono nella mente del destinatario. Le missive riportano soltanto informazioni superficiali. Il mittente può temere a tal punto la censura e la relativa sorveglianza da scrivere solo il suo nome, e nient’altro, su una cartolina all’amico finlandese, spedita per dimostrare almeno di essere ancora vivo e libero.

Dall’inizio del 1941, non è più possibile sottoscrivere abbonamenti a giornali estoni dall’estero, accessibili soltanto se inviati da un amico o un conoscente. In tal caso, il mittente deve presentarsi personalmente all’ufficio postale per consegnare il giornale e motivarne l’invio, con il rischio di essere convocato per un interrogatorio, nonostante il fatto che sia la stampa sia la radio siano sotto il pieno controllo del nuovo regime.

Le informazioni e i dettagli più affidabilmente veritieri sulla situazione attuale in Estonia si possono ottenere dai rifugiati provenienti da diversi strati della società, e che occasionalmente rischiano ancora la vita per fuggire in Finlandia o in Svezia. Tuttavia, poiché queste informazioni si diffondono attraverso il passaparola e cercano di evitare l’attenzione pubblica, si trasformano in dicerie che non fanno altro che accrescere la disinformazione e l’incertezza, com’è nella natura stessa delle voci.

È anche comprensibile che i rifugiati che hanno rischiato la vita fuggendo dall’Estonia possano tendere, più o meno consciamente, a esagerare e a descrivere le loro storie con le tinte più fosche, influenzati dalla traumaticità dell’esperienza vissuta, dalle motivazioni della loro fuga e dalle aspirazioni per il futuro. Pertanto, risulta essenziale confrontare ed esaminare con spirito critico ogni racconto, al fine di ottenere una rappresentazione quanto più precisa possibile della situazione in Estonia.

La nazione finlandese ha il diritto di essere informata correttamente sul destino dei Paesi baltici e, in particolare, sull’attuale vita quotidiana del popolo estone, che è nostro parente e vicino. Nel contesto attuale, noi finlandesi ci troviamo in una situazione in cui la verità, e solo la verità, può esserci di aiuto e fornirci gli elementi essenziali per giungere a conclusioni e assimilare le lezioni necessarie.

Lo scopo di questo libro è quello di delineare con la massima chiarezza possibile la verità riguardante la situazione attuale, sulla base delle informazioni disponibili, e presentando i fatti senza ornamenti superflui, ma anche senza eccessiva cautela nel rivelarli.

Inizieremo descrivendo il fatidico, drammatico episodio di cui sono stati vittima i Paesi baltici, dall’autunno del 1939 all’estate del 1940. Questo compito è relativamente semplice, in quanto si tratta di eventi storici già ampiamente documentati. Le informazioni pubblicate sono integrate da estratti della stampa sovietica e anche dai resoconti dei testimoni oculari, purché non siano in contrasto tra loro.

Attraverso questa analisi, cerchiamo di fornire una prospettiva chiara su cosa sarebbe potuto accadere alla Finlandia, qualora avesse ceduto alle richieste dell’Unione Sovietica nell’autunno del 1939. Emergerà un quadro dettagliato delle strategie politiche utilizzate dall’Unione Sovietica, offrendo a ogni lettore la possibilità di riflettere sull’eventuale applicabilità alla situazione del nostro Paese.

Successivamente, tenteremo di illustrare l’evoluzione della situazione nella vicina Estonia successiva all’annessione all’Unione Sovietica, e l’attuale condizione di vita e il destino della gente comune in Estonia. Per far ciò, ci baseremo sulle informazioni ufficiali della radio e della stampa sovietica ed estone, ma soprattutto sui resoconti dei testimoni oculari, nella misura in cui siano coerenti tra loro. Lasciamo al lettore la libertà di trarre conclusioni personali basandosi su questi elementi.

Malmö, 12 aprile 1941

Nauticus

Fiaccolata per la festa dell’indipendenza a Tallinn (2016)

Sintesi conclusiva

Come i lettori avranno notato, il nostro volume si articola sostanzialmente in due sezioni, una di carattere politico e l’altra di natura sociale. Nella parte politica, abbiamo trattato gli eventi che hanno portato all’annessione dei Paesi baltici all’Unione Sovietica. Questa sezione è in sufficientemente esaustiva, grazie alla disponibilità di abbondante materiale pubblicato, inclusi discorsi ufficiali e informazioni tratte dalla stampa quotidiana. Nella parte sociale, invece, abbiamo esaminato la condizione dell’Estonia all’interno del contesto sovietico contemporaneo. Questa sezione non è altrettanto ampia o esaustiva, perché le circostanze non permettono di ottenere una visione più completa.

Riassumendo la sezione politica in poche righe, l’Unione Sovietica ha violato i suoi trattati stipulati con i tre Paesi baltici e ha disatteso le promesse in un momento in cui riteneva che la situazione politica internazionale fosse favorevole al raggiungimento dei suoi obiettivi di potere. Tutto ciò che poteva essere gonfiato a dismisura con l’aiuto della propaganda è stato utilizzato come pretesto. Fin dall’inizio, l’intento dell’Unione Sovietica è stato quello di annullare l’indipendenza dei Paesi baltici per trasformarli in repubbliche sovietiche.

La sezione sociale può essere sinteticamente caratterizzata come segue: con l’avvento del regime sovietico, le condizioni di vita dell’intera popolazione estone hanno subito un marcato deterioramento. La crescita dei salari è stata insignificante a fronte di un aumento considerevole dei prezzi dei generi alimentari e di altri beni di consumo. I lavoratori hanno visto svanire i diritti e i privilegi di un tempo e le posizioni dirigenziali sono state occupate, con il sostegno militare russo, da un partito comunista non molto numeroso, composto da idealisti ingenui, carrieristi e persino da individui con precedenti criminali. Questi hanno tradito l’indipendenza estone in favore dei russi, provocando nei veri lavoratori solo sentimenti di rabbia e disprezzo, che si traducono in una resistenza silenziosa.

La condizione più triste è quella dei comunisti estoni, che si sono adoperati al massimo per cedere il controllo del Paese ai russi. Sono stati rimpiazzati nei ruoli chiave del potere effettivo da comunisti formatisi e russificatisi in Russia, o da agenti esterni, ed è solo questione di tempo prima che un’epurazione finale finisca per decimare i loro ranghi, usando a pretesto errori o mancanza di entusiasmo. Sono presi come tra due fuochi, avendo da una parte i russi e i loro compagni russificati, dall’altra il popolo estone, agli occhi del quale saranno sempre considerati dei traditori. È difficile affrontare il disprezzo e l’amarezza di un’intera nazione. Durante l’era dell’indipendenza, l’operaio estone ha imparato a camminare a testa alta, e ancora oggi non si china davanti coloro che disprezza profondamente. La nazione troverà il modo di esprimere i suoi veri sentimenti nonostante le restrizioni; i comunisti estoni lo hanno imparato a proprie spese. Vivono in una gabbia dorata di privilegi, isolati dal resto della nazione, e ogni loro iniziativa si scontra con un’opposizione e un’ostilità invisibili.

Il popolo estone non perdonerà mai la perdita dell’indipendenza e della libertà a coloro che si sono alleati con il nemico.

“Catena baltica” in Estonia (23 agosto 1989)

Abbiamo intenzionalmente evitato ogni vilipendio nel descrivere la situazione in Estonia. Abbiamo escluso resoconti sulle pratiche dell’NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni) in Estonia o informazioni su alcune fabbriche, perché la loro pubblicazione avrebbe potuto recare danno ai lavoratori. La nostra rappresentazione della vita quotidiana estone non è quindi eccessivamente negativa. Il nostro obiettivo era mostrare che, nonostante tutto, la vita in Estonia è ancora tollerabile. Abbiamo anche riportato vari aneddoti che circolano in Estonia, a testimonianza del fatto che la popolazione non si perde d’animo e cerca di superare le difficoltà e i disagi con spirito umoristico.

Tuttavia, sarebbe ingiusto nei confronti degli estoni e dell’Estonia occulare la realtà. La vita in Estonia è infatti cupa e difficile e, con il radicarsi del sistema sovietico con tutte le sue iniquità e la diffusione sempre più pervasiva delle reti di delazione dell’NKVD, la vita diventa di mese in mese sempre più insopportabile. È noto a tutti in Estonia che le circostanze attuali sono solo temporanee. I dirigenti di Mosca non intendono provocare la popolazione, che si è unita liberamente all’Unione Sovietica, inducendola a misure disperate. Questo atteggiamento persiste per il momento, durante l’attuale conflitto mondiale, con tutte le incertezze politiche. In Estonia, quindi, per il momento si vive alla giornata, in uno stato di miseria latente, depressione e inquietudine. La popolazione è consapevole di ciò che la attende, perché gli estoni conoscono fin troppo bene le condizioni della Russia sovietica. E la stessa perdita della libertà è un boccone amaro anche per gli stessi comunisti.