Surrealismo? No grazie, siamo finlandesi

Nel suo articolo del 2003, “A propos du surréalisme en Finlande: malentendus, retards, émergence”, il filosofo Timo Kaitaro esplorava le ragioni per cui, a differenza di altri paesi, la Finlandia non ha sviluppato un movimento surrealista consolidato. Kaitaro sostiene che il Surrealismo sia stato spesso frainteso in Finlandia, confuso con il ‘realismo magico’ o visto come una continuazione del simbolismo. Questa ambiguità si riflette anche nelle arti visive, dove ad esempio, l’opera dell’artista Otto Mäkilä viene etichettata come surrealista, nonostante le sue influenze siano prevalentemente simboliste.

Otto Mäkilä, da Wikipedia

Nell’analizzare il contesto culturale finlandese degli anni ’20 e ’30, che includeva influenze come il Futurismo, il Dadaismo e l’Espressionismo, si pone l’interrogativo sul perché il Surrealismo sia emerso in Finlandia solo marginalmente, principalmente  un riferimento  o al massimo una mera citazione, dovuta in gran parte alle traduzioni postbelliche di poesie e testi dei surrealisti francesi, come l’antologia di Aale Tynni Tulisen järjen aika (1962), e in seguito il “Manifesto del Surrealismo” di Breton, tradotto dallo scrittore Väinö Kirstinä nel 1970.

A mio parere, l’assenza di una più marcata presenza del Surrealismo (o meglio, dei Surrealismi) nella letteratura finlandese, in particolare in poesia, può essere attribuita a due tipi di fattori: strutturali e storici.

I tre pilastri dell’idea surrealista, l’umorismo nero, la casualità oggettiva e la dislocazione percettiva, si trovano in varia misura nel contesto finlandese.

In un’intervista rilasciata nel 2006, Väinö Kirstinä evidenzia come il surrealismo, pur essendo originato dalla poesia, abbia frequentemente optato per lo stile della prosa poetica. Questo approccio mira a fondere l’espressione lirica con quella prosaica, ricercando una dimensione poetica all’interno della realtà quotidiana. È interessante notare come caratteristiche come la casualità oggettiva e la dislocazione percettiva siano facilmente riscontrabili nei testi in prosa finlandesi, tra cui spiccano le opere di Harry Salmenniemi (del quale abbiamo scritto sulla Rondine) Nel suo caso, però, sarebbe più corretto  parlare di surrazionalismo, lo sforzo per superare i tradizionali conflitti tra la scienza e la poesia (e, più in generale, la letteratura), in modo da mostrare la possibile coesistenza e influenza reciproca di razionalità scientifica e irrazionalità poetica. L’umorismo nero, invece, un altro dei tratti distintivi del Surrealismo, è praticamente assente nelle opere letterarie finlandesi, distanziandosi notevolmente dalla trattazione di personaggi tragicomici e insoliti, tipici di autori come Arto Paasilinna. Anche in altre manifestazioni artistiche, come nel cinema di Aki Kaurismäki, l’umorismo è piuttosto contenuto, asciutto, spesso intrecciato con minimalismo e pathos.

È importante sottolineare che il termine “Surrealismo” può assumere significati diversi a seconda del contesto culturale in cui viene utilizzato. Il poeta Marco Munaro evidenzia la peculiarità del Surrealismo italiano, caratterizzato più dalle sfumature cromatiche oniriche e mitiche della corrente ermetica che da una forza intrinsecamente propria, come testimoniato dalle opere di autori quali Quasimodo, Gatto, Sinisgalli e De Libero. Alcuni critici, come Roberto Bertoldo, mettono persino in dubbio l’esistenza di un vero Surrealismo italiano, almeno in ambito poetico.

Foto archiv ČT

In altre tradizioni, il movimento surrealista ha preso direzioni differenti rispetto agli sviluppi prebellici. Ad esempio, il Surrealismo ceco, descritto da Pavel Řezníček, uno dei suoi massimi esponenti, come “plebeo e civile”, ha interagito in modo originale con la società, discostandosi dalle tendenze prevalenti. L’esperienza dei regimi totalitari ha modellato il surrealismo ceco in maniera unica, rendendolo radicalmente diverso da quello francese. Durante la Seconda guerra mondiale e il dopoguerra, in Cecoslovacchia la vita quotidiana era percepita come talmente assurda e surreale che i poeti cechi non sentivano il bisogno di rifugiarsi in sogni e visioni fantastiche, portando a una revisione delle visioni rivoluzionarie tipiche del surrealismo interbellico. Di conseguenza, emerse un nuovo approccio che privilegiava figure quotidiane come birrai, ciabattini e macellai, riflettendo il pensiero di Breton secondo cui “la surrealtà si riscontra soprattutto nella realtà”, con un marcato uso dell’umorismo nero. In Finlandia, questo approccio realistico non ha trovato terreno fertile, influenzato com’era da una visione più concreta di Realismo.

Riguardo alle interazioni tra le influenze surrealiste ceche e finlandesi, è degno di nota il particolare interesse di Řezníček per la Finlandia e la sua lingua. Durante un nostro incontro, raccontava di aver scritto la parola finlandese käymälä (gabinetto) sulla fiancata polverosa di un autobus turistico finlandese, davanti all’Hotel Slovan di Brno, circa cinquant’anni fa. Nel suo lavoro in prosa “Animali” (Zvířata), l’adattamento della citazione del Marchese de Sade, “Una buona cena può risvegliare la vertigine del corpo”, è riportata in finlandese: “Hyvä päivällinen voi herättää ruumiin hekumaa”. In occasione del lancio dell’Antologia della poesia surrealista ceca (2003), curata da Řezníček (con F. Dryje), il maggior successo fu riscontrato dalla recitazione della sua poesia in finlandese, Olla vatsana (Esser pancia). Inoltre, nel suo progetto di romanzo incompiuto, Řezníček intendeva esplorare la minoranza finlandese nella Repubblica Ceca, dove stimava vivessero 298.031 finlandesi.

In omaggio a Řezníček e alla sua profonda connessione con la Finlandia, riportiamo due sue poesie, in versione italiana e finlandese. Le versioni italiane sono tratte dall’antologia Confessioni di un funambolo (Mimesis-Hebenon, 2008), a cura di Antonio Parente. La versione finlandese di Olla vatsana è apparsa sulla rivista Lumooja (2:2006), mentre Puhui poro rimane inedita. Per la traduzione in finlandese, Viola Parente-Čapková si è valsa dell’aiuto soprattutto di Riitta ja Matti Eronen.

Olla vatsana

Olla vatsana
tai hattuna
olla laastarin varjona
Palata kylän torille
Tappaa puu
Tappaa tuli
Tappaa sumu
Puhdistaa silmälaseja riekaleisella talvitakilla
ja ihmetellä huuhkajan raskautta kärpäspaperilaatikossa

Esser pancia

Esser pancia
O cappello
Essere l’ombra di un cerotto
Far ritorno nella piazzetta
Uccidere il legno
Uccidere il fuoco
Uccidere la nebbia
Col cappotto liso pulirsi gli occhiali
E stupirsi della gravidanza della civetta
sulla scatoletta della carta moschicida.

Puhui poro

Koska sairauden lehmien hulluudesta
(Creutzfeld-Jacobs)
puhkesi huolten hulluus
lakkasin syömästä naudanlihaa
Lähdin Suomeen mukanani suuri tilaus:
Tuoda Eurooppaan muutama vaunu poronlihaa
Lehmien sairaudet eivät koske poroja

Tulin Suomeen ja keskustelin siitä
erään poron kanssa
Se teititteli minua kohteliaasti kumarteli ja pyyhki hikistä niskaansa
ruudullisella nenäliinalla:
“Luuletteko, herra, että hulluus on vain tuhkan ja veren virta,
tai sapella voideltu kolibri, joka ikuisuuden
tupakkarasiassa iskee muistin polvilleen
posliinilaukauksella?
Ei; lehmän mieli, poron mieli ja hulluuden mieli on ikuinen,
vaikkakin teidän
turvonneella punaisella kielellänne olisi vain yksi silmä. Hulluus on
moottorin mela ja moottori on kuningatar Hekaben hekumallinen lastulevy.
Missä ei ole öljyä atsteekeista ja mayoista, ei ole Hekaben
hekumallista kuonakoppaakaan. Mammutit eivät siivoa jälkiään
kovaksikeitettyjen munien kuoria, mutta porot kyllä!

Ja nyt ulos, senkin juntti!” huusi poro korvaani ja työnsi suuhuni
kaksi raakaa naudanlihaleikettä.

/Kirjoitan tätä Lethe-joen takaisesta manalasta, suussani tukko asphodelusta, liljamaista kukkaa joka kasvaa vain kuolleiden valtakunnassa, enkä pysty enää sanaankaan./
(kirjoitettu joulupäivänä, 25. XII. 2000)

Parlò la renna

Siccome scoppiò la pazzia per la paura
della pazzia delle mucche malate
/Creutzfeld-Jacobs/
smisi di mangiare carne bovina
Partii per la Finlandia con una sostanziosa commessa:
Portare in Europa alcuni vagoni di carne di renna
La malattia delle mucche non riguarda le renne.
Arrivai in Finlandia e ne parlai
con una renna
Mi dette del lei si inchinò e asciugò la collottola
sudata con un fazzoletto a quadretti:
«Signore, lei pensa che la pazzia sia solo un getto di cenere e sangue,
o un colibrì imbrattato di bile, che nella tabacchiera
dell’eternità mette in ginocchio la memoria con un colpo
di porcellana?
No, l’anima della mucca, l’anima della renna e l’anima della pazzia è eterna, anche se
la vostra enfia lingua rossa avesse solo un occhio. La pazzia è
la pala del motore e il motore della regina Ecuba di compensato.
Dove non c’è olio di Aztechi e Maya, non c’è neanche la macuba
di Ecuba. I mammut non puliscono le bucce di uova sode
lasciate dalle renne, ma le renne sì!
E adesso vai via, burino!» mi gridò la renna all’orecchio e mi cacciò
in bocca due bistecche crude di manzo.
/Ne scrivo dall’altro mondo, oltre il fiume Lete, nelle gole di un cumulo di asfodeli,
fiori liliacei che crescono soltanto nel regno dei morti, e non son più capace di profferir parola./

(scritto il giorno di Natale, 25. XII. 2000)

Immagine del titolo da “Collage” di Karel Šebek.

Antonio Parente
Nato nel 1964, traduce testi letterari, prevalentemente poesia, dal finlandese, dal ceco e dall'inglese. Vincitore del premio nazionale per la traduzione letteraria del 2004 conferito dal Ministro della Cultura Finlandese.