L’Italia della crisi sulla stampa finlandese. Con qualche caduta di stile

Quando l'informazione cede al luogo comune

Come previsto, il primo ministro italiano Mario Draghi si è dimesso e il suo governo è caduto. Ne riferisce, sul sito della rete televisive Yle, un esperto di cose italiane, Petri Burtsoff, già inviato della stessa rete a Roma per diversi anni.

Dopo aver informato i lettori dell’andamento della crisi, dell’incontro di Draghi con Mattarella, e della decisione di indire le prossime elezioni il 25 settembre, Burtsoff fa alcune osservazioni interessanti a proposito delle conseguenze della crisi sui rapporti tra Finlandia e Italia.

È significativo per il Paese nordico, dice il giornalista, che il governo Draghi abbia avuto il tempo il 5 luglio di prendere un’iniziativa per la ratifica dell’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO.

Tuttavia, il Parlamento italiano non ha avuto il tempo di votarlo. Ora che il parlamento è stato sciolto, la questione passerà probabilmente alla lista di lavoro del prossimo parlamento, che sarà eletto in autunno.

In altre parole, è del tutto possibile che la ratifica dell’adesione della Finlandia alla NATO slitti all’anno prossimo.

Per quanto questa volta le trattative per la formazione del governo dovrebbero essere più rapide. I tre partiti di destra, La Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno circa il 60 per cento dei favori dell’elettorato, secondo i sondaggi, ed hanno già formato un’alleanza elettorale alle elezioni parlamentari del 2018.

È quindi verosimile che l’Italia passi nelle mani di un prossimo governo di destra.

Ma che governo sarà? Sia Lega che Fratelli d’Italia sono partiti di estrema destra scettici nei confronti dell’UE e della moneta comune, l’euro. E in precedenza si sono dichiarati amici sia dell’ungherese Viktor Orbán che di Vladimir Putin, anche se da allora hanno voltato le spalle a quest’ultimo.

Una domanda che non si pongono solo al sessantesimo parallelo.

Se  il commento di Burtsoff è puntuale e pone questioni di rilievo, nello stesso giorno usciva, su “Helsingin Sanomat”  un servizio firmato Matilda Jokinen. La quale invece si è aggirata per le strade di quartieri popolari della capitale italiana, dalla Garbatella al Testaccio, alla ricerca di “impressioni” popolari sulla caduta del governo.

Niente di male, simili inchieste si fanno ovunque, e probabilmente sarà interessante per qualche lettore finlandese sentire le opinioni anche della gente comune. Ma da lettore regolare della stampa finlandese, ho spesso sottolineato una certa distrazione nei confronti delle vicende italiane, a meno che non si tratti di grandi catastrofi, o di crisi di governo. O di note di colore. In questo caso ritorna sistematicamente un certo gusto della macchietta italiana, che invita i lettori a riguardare gli eventi non con senso critico ma con una certa condiscendenza. E tra una nota e l’altra, insieme con opinioni di un certo interesse, la reporter non riesce a trattenere il ricorso a certi stereotipi della commedia all’italiana.

Perché, per avere l’opinione dei romani su un evento così complicato e difficile come questa crisi di governo, la giornalista mette in primo piano un certo Gas, che a un angolo della strada fa di mestiere il chiromante, e che con le carte dei tarocchi prova a predire il futuro anche del governo italiano.

“Draghi è bravo, ma la maggioranza del governo è cattiva. Draghi andrà avanti e la fine dell’anno sarà molto buona per l’Italia”, promette il chiaroveggente. Il futuro dell’Italia sembra difficile da interpretare anche per lui, ma su una cosa Gas ha decisamente ragione. “Il cambiamento sarà molto all’italiana”.

Sarei curioso di sapere come interpreta, la reporter, questa ultima osservazione, “all’italiana”. Se la lascia così com’è (parola di Gas) ammiccando ai suoi lettori. Non suonerà come “alla greca”, nel caso di una nota catastrofe finanziaria non troppo lontana negli anni?

Non so se, di fronte a una crisi di governo finlandese (succedono anche qui) un reporter italiano andrebbe a intervistare qualche soggetto altrettanto “visionario” seduto in un angolo di Piazza Hakaniemi. Anche questi, come Gas, direbbe che poi alla fine tutto andrà bene

Segnalo solo due modi di informare su una faccenda talmente seria che interroga il futuro dei due Paesi qui coinvolti. Nel pieno rispetto della libertà di espressione, mi domando, come a proposito di certe leggerezze della stampa italiana su Sanna Marin, se non sia il caso di risparmiare ai lettori certi toni macchiettistici. Se, nell’interesse di due Paesi, che si seguono volentieri per tanti aspetti della propria esperienza, non convenga essere meno superficiali anche nel campo dell’informazione politica.

Altrimenti si deve dare ragione a uno dei post in coda all’articolo: “Kansa saa sellaiset johtajat kuin se ansaitsee” (ogni Paese ha i governanti che si merita). Cioè, alla fine, sono i Gas che hanno sempre ragione.

(Foto del titolo da economymagazine.it/Per le foto utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.